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Ultimi commenti e voti |
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6,5
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La cosa migliore del film è sicuramente la colonna sonora a tema con il contesto psichedelico e poetico dell'epoca tra Syd Barrett e Nick Drake. E' un film in realtà non sempre a fuoco soprattutto nella prima parte dove sembra avere il sopravvento il discorso politico presentato in modo un po' macchiettistico. Ma il film è piu' complesso: è intimo, esistenzialista, forse anche autobiografico e racconta la rivoluzione di un gruppo di giovani che vogliono vivere e crescere e devono diventare adulti in un'epoca di rivoluzione molto spesso mistificata assurta a mito ma che ha comunque rappresentato più di ogni altra epoca il desiderio di cambiare. Non tutto fila liscio nella realtà. Dalla tragedia all'illusione è un film dal sapore un po' amaro che se inizialmente fa storcere la bocca poco a poco conquista e nel finale riesce anche a convincere.
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7,5
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Film sorprendente. Assayas riesce a ricostruire fedelmente le atmosfere post sessantottine senza cadere nella trappola di realizzare una mitografia dell'epoca. Brillante la messa in scena, la colonna sonora lisergica è straoridinaria e per nulla banale, la luce del film contribuisce a dare l'idea di sospensione. La generazione raccontata è poliedrica e parte da un desiderio ribelle fatto di sentieri impervi e sconosciuti, finendo spesso col perdersi. Emblematica e centrale risulta la scena della festa con falò dove il regista ci mostra poeticamente una generazione visionaria e allucinata che letteralmente si suicida. Generazione di contestatori piccoli borghesi che Assayas non esita a mostrare polemicamente con tutto il suo carico di inconsistenza politica. Di quegli anni in ebollizione resta la rivoluzione sessuale e poco più. Le premesse erano altre. Nella speranza e nell'ansia di libertà legittima e sacrosanta, spesso si nascondono subdole insidie.
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7,5
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Uno dei migliori film visti ultimamente su '68 e dintorni. Non retorico, non nostalgico, non apologetico, non censorio. Mezzo punto in più per la superba colonna sonora. Unici nei un inizio non proprio folgorante e una durata un pelo eccessiva.
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7
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bello, benché non proprio avvincentissimo. pur mancando di qualcosa (forse di una recitazione leggermente meno bidimensionale, forse di qualche taglio a ridimensionare le 2 ore) regala un'immersione assai piacevole in una bella riproposizione di un'epoca bella. un'epoca che il regista di certo non rinnega ma che nemmeno fa l'errore di incensare. piuttosto la fotografa - molto bene, e non mi riferisco solo alla fotografia - per quella che è stata, con rispetto, con affetto, per farla ancora presente, perché non possa mai dirsi del tutto passata.
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Attraverso gli occhi di Giles (dichiaratamente personaggio autobiografico), diviso tra impegno politico e personali aspirazioni artistiche, Assayas racconta, con stile poco convenzionale privo di nostalgia e patetismi, i dubbi di una generazione disillusa e in bilico tra radicale cambiamento e facile compromesso. La cosa migliore del film è l’ATMOSFERA (regia scenografia fotografia), dove risiede la vera essenza della situazione, poiché i personaggi, poco coinvolgenti, rischiano di diventare semplici strumenti per raccontare le ragioni di una tesi. Impegnato, poetico, importante, ma poco passionale, potrebbe richiedere più di una visione per essere compreso appieno. Più che un manifesto per la gioventù, io lo vedo come una sorta di monito: gli ideali e i sogni di quella generazione sono svaniti, ma è bene ricordarli, perché possano ispirare artisticamente e politicamente in maniera più lucida e distaccata.
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