Mungiu, Palma d'Oro a Cannes nel 2007, punta tutto sull'essenzialità della narrazione, proponendoci un film che indaga sull'amore e sulla libera scelta.
Le 2h30' scorrono lente e senza enfasi, ma ci guidano verso una rappresentazione cruda che non può avere filtri, mostrandoci come le regole e le buone intenzioni spesso soffochino le differenze, le vite e, a volte, le persone. |
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Il film merita rispetto. La scelta del regista di queste due bravissime attrici non solo è stata premiata, ma ha permesso che assistessimo al ritratto di un luogo fuori dal tempo e nel tempo di tutti i tempi. Ha concesso di aprire spazi, riflessioni.
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7,5
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Il film ti rapisce e ti stritola in una morsa. Clamorosa come dall'esordio la sua ragia fatti di campi medi e piani a due costanti, che indicano un rapporto profondo con le protagoniste.
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8,5
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Amore e fede. Inestricabilmente legati come fossero una malattia. Una magnifica ossessione che guida due anime perse alla ricerca di se stesse, in una Romania astratta dal tempo e dallo spazio. Splendidamente fotografato e recitato con una intensità che stordisce, con questo film Mungiu si riconferma una delle voci più interessanti del nuovo cinema d'autore europeo. Se il rigore formale dell'opera potrebbe richiedere un eccessivo impegno dallo spettatore (l'ombra del dubbio che la durata sia eccessiva permane), la pellicola riesce a ripagare lo sforzo con un clima angosciante che arriva al suo apice con l'anticlimax del finale: una sferzata di realtà che sconvolge ed emoziona.
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7,5
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7,5
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8
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un film che riesce come pochi altri a insinuarsi e a rimanere a lungo, con dolente ma asciutta consapevolezza, all'interno di quel confine sottile e incerto che separa l'inferno dalle buone intenzioni. o forse all'interno di un luogo isolato dal resto del mondo in cui un delirio collettivo può tranquillamente sostituirsi alla realtà. o anche nel cuore del cuore dell'uomo, là dove impera un bisogno, una fame d'amore, non importa quale, un amore che salva e che annienta. ogni singola inquadratura riempie gli occhi e l'anima, spunti di riflessione inattesi si celano qua e là in piccoli e grandi dettagli, e la Stratan è a dir poco da Oscar. l'inizio va un po' per le lunghe, ma io che ero anche stanca e prevedevo sonnolenza sono uscita più sveglia che pria.
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film di assoluta intensità con echi di Dreyer, Bergman e Sjostrom, "Oltre le colline" offre una visione commossa di carne e spirit...un amour fou all'interno di un monastero forse non l'avrebbe immaginato neppure Truffaut...fra le possibili scene da ricordare forse quella finale si impone come rivelatrice, la neve sporca sul vetro della macchina spazzata via dai tergicristalli...molteplici le chiavi di lettura, dall'amore che tutto vuole travolgere alla resistenza ottusa della tradizione chiusa alla realtà, dalla ricerca della purezza spirituale alla contaminazione della carne che si fa verbo d'amore in grado di scuotere le coscienze...riprese di tale perfetta simmetria negli interni da rimandare esteticamente alla lezione estetica di Ozu...una conferma definitiva di un talento puro e commovente....
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8,5
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A cinque anni dal folgorante esordio che gli ha regalato subito la palma d'oro, il più importante regista della cosiddetta nouvelle vague romena (di cui qua in Italia si sa in realtà ben poco) torna con un'opera seconda altrettanto se non ancora più riuscita. Maturo e intenso, il film cattura e colpisce al cuore, tenendo incollati allo schermo per tutte le sue due ore e mezza, indignando e commuovendo. Un dramma in cui non c'è nessuno che sia innocente eppure nessuno ha davvero colpa. Impreziosito da una fotografia magistrale, che valorizza i colori e le atmosfere del monastero e da due giovani interpreti credibilissime nella parte, è un'altra lezione di cinema che viene dalla Romania. Da vedere e rivedere.
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