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Michele ha un amnesia in seguito a un incidente; mentre partecipa con la sua squadra di pallanuoto ad una trasferta in Sicilia iniziano ad affiorare i suoi ricordi di militante prima, deputato comunista poi e quelli di bambino alle prime bracciate in piscina. Tutti quelli che incontra gli parlano d’un suo gesto eclatante in televisione; la partita si evolve tra mille interruzioni, mentre Michele ricorda sempre di più, fino a ripetere il gesto che aveva suscitato scalpore. Finita (e persa) la partita, tornando a casa con la figlia Michele ha un altro incidente seguito da un altro ricordo, che unisce, anche se in chiave ironica, infanzia e ideologia. |
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Palombella rossa termina la parabola di Michele Apicella, iniziata dodici anni prima con Io sono un autarchico. A forza di scavare nel suo alter ego, Moretti porta alla luce se stesso.
Il procedimento di auto-analisi psicologica è esplicito, col ritorno graduale del rimosso, ad iniziare dall’infanzia fino all’ultimo episodio, quello di cui tutti parlano e che maggiormente gli servirebbe ricordare. Il mare dell’inconscio perde la sua vastità figurata riducendosi ad una piscina, nella quale Michele pesca ordinatamente i ricordi coi quali confrontarsi; dall’iniziale situazione di estraneità a tutto ciò che gli accade intorno ritrova lentamente la sua dimensione, fino ad entrare, negli ultimi minuti di gara, nel clima della partita. Ma ricordare non è sufficiente: col suo passato Michele ritrova le domande alle quali non sapeva rispondere, la diversità nell’uguaglianza, il significato dell’essere comunisti in quel momento – la fine degli anni ‘80. La risposta necessaria a portare il partito al governo non arriva, l’intellettualismo e le speculazioni filosofiche rimangono fini a se stessi; così Michele sbaglia il rigore decisivo per aver troppo pensato a come realizzarlo, condannando la squadra-partito alla sconfitta.
L’assenza di una risposta è il dato più forte tra quelli che portano Apicella a coincidere finalmente con Moretti, che riesce a domandarsi: “ma quanti anni sono che parlo da solo?”
La solitudine (non ancora la minoranza di Caro diario) non come risposta, ma come dato di fatto, contrapposta all’identità di vedute e soluzioni della massa. Il conflitto individuo-società si palesa nel contrasto tra i primi piani che ne vanno a sondare ogni dubbio, ogni pensiero, e le meravigliose scene di massa, il pubblico che canta, le mamme che asciugano la testa ai figli, il finale del Dottor Zivago, fino all’ultima sequenza in cui il bambino entra a contatto con l’ideologia, diventa Michele, e Michele diventa Nanni. |
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Commenti del pubblico |
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News sul film “Palombella rossa” |
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Nanni Moretti, retrospettiva a Locarno (17 Luglio 2008)
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