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Christine Jesperson è un'artista, ma nelle sue ore libere, per guadagnare qualche soldo in più, fa l'autista a persone anziane che hanno dei problemi di deambulazione. Spigliata e allegra, nella vita come nell'arte, mescola realtà e immaginazione. Richard Swersey lavora in un negozio di scarpe e ha alle spalle un matrimonio finito da poco. Deve fare i conti con la solitudine e con due figli da allevare, ma si sente pronto a veder piombare nella propria vita novità ed emozioni. Un giorno si trova davanti Christine, ma lei è così bella, vitale e spontanea da metterlo in crisi e creargli un'ondata di panico... |
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“Me and you and everyone we know”, ovvero “Io, tu e tutti quelli che conosciamo”. E’ proprio questo che cerca di descrivere questo elegante e piacevole esordio della regista Miranda July, un microuniverso pervaso dalla difficoltà di comunicazione e dall’isolamento nel quale sono imprigionati i suoi stravaganti protagonisti. Argomenti non facili da affrontare, soprattutto quando si cerca la via della commedia e della leggerezza, spesso confusa con la superficialità. Eppure, questo film, americano ma indipendente, finisce per trovare il suo giusto percorso e la sua cifra stilistica, tratteggiando in modo personale e con toni amabilmente dilettanteschi una “surreale” ma evocativa rappresentazione della nostra società; e i punti di forza diventano inevitabilmente tutti i tentativi che la regista compie per provare a scuotere le emozioni dello spettatore, ormai sempre più sbiadite, mediate e rimpiazzate da “surrogati”.
Se da una parte il disincanto e la sdrammatizzazione colorano gli intrecci delle storie, dall’altra restano inevitabilmente intatte le ansie e le contraddizioni dell’uomo. Ma è la speranza, in un certo senso, a dominare la pellicola. Non è dunque una vera e propria analisi, quanto un punto di partenza che ci può aiutare nella ricerca delle soluzioni, senza impartirci lezioni egocentriche o percorsi inutilmente autoreferenziali. Perché in fondo, ed è questo il discorso alla base del film, siamo tutti emotivamente e interiormente legati dall’esigenza di qualcuno che ci capisca nel profondo e comprenda il nostro modo di comunicare. Non c’è differenza di età o di sesso che ci possa allontanare. Proprio per questo i bambini diventano i veri protagonisti della comunicazione e dell’espressione in questo scorcio di realtà. Così spontanei e sognatori che sembrano essere gli unici a poter veramente sfuggire alle logiche invasive che braccano la creatività, l’immaginazione e la comunicazione.
“Me and you and everyone we know” è un mosaico umano, a tratti poetico, che ritrova un’interezza in un finale aggraziato, liberatorio e purificatore, dove i diversi livelli di lettura si incontrano senza mai calpestarsi. Il tutto, a onor del vero, veicolato anche da una colonna sonora semplice e azzeccata, di quel Michael Andrews già noto per “Donnie Darko”.
Premio “Camera d’oro” come miglior opera prima al Festival di Cannes 2005. |
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Commenti del pubblico |
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7,5
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Un piccolo grande film, con momenti di poesia e momenti che ti fanno sorridere, ma quando finisce provi un piccolo smarrimento...la colonna sonora quasi minimale è il commento perfetto a questa storia di persone qualunque alla ricerca della loro dimensione ideale...
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6,5
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poetico, stravagante, elegante. non risulterà facile comprenderlo in toto.
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8
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Me and You and Everyone we know è un film dolce, è un segreto di bambini, come aver scoperto un giardino magico e portarci solo il proprio migliore amico. Miranda July, in questa opera prima da regista, riesce a offrirci sulla stessa tavola un piatto di disincanto, ma anche una tovaglia ornata con bellissimi e freschi fiori, rendendo magico il tutto con la commovente e indimenticabile colonna sonora di Michael Andrew. «Io non ti ho conosciuto, ma voglio che tu muoia sapendo che sei stato amato.» dice la protagonista del film – la stessa Miranda July – ad un pesce rosso che sta per morire. Forse possiamo considerare questa, la scena chiave per comprendere davvero il film; superare l’impatto con la stravaganza, l’inusuale, il diverso da noi, per avvicinarci a comprendere nel profondo gli altri. Aspetto con impazienza il suo nuovo film presentato alla Berlinale di quest'anno.
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