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Recensione: Edison City

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Edison City
titolo originale Edison City
nazione U.S.A.
anno 2005
regia David J. Burke
genere Thriller
durata 97 min.
distribuzione Warner Bros
cast K. Spacey (Detective Wallace) • M. Freeman (Ashford) • J. Timberlake (Joshua Pollack) • L. Cool J (Deed) • D. McDermott (Lazerov)
sceneggiatura D. Burke
musiche M. Head
fotografia F. Kenny
montaggio T. Hackshaw
uscita nelle sale 11 Novembre 2005
media voti redazione
Edison City Trama del film
La corruzione dilaga nei distretti di polizia, un intraprendente giornalista, scopre un gruppo di poliziotti corrotti e insieme ad un reporter e ad un investigatore di un importante ufficio di stato instaura una insolita alleanza per smascherarli.
Recensione “Edison City”
a cura di Andrea Peresano  (voto: 4)
David J. Burke, conosciuto ad Hollywood come sceneggiatore, ci regala la sua opera prima, una storia di poliziotti corrotti e impavidi reporter, una storia di buoni e cattivi, sulla falsa riga di molte produzioni americane, pallido film d’azione pieno di cliché che coinvolge nel suo cast alcuni grandi nomi.
Joshua Pollack è un giovane giornalista di un settimanale locale che incappa, grazie al suo fiuto madornale o alla semplicità dell’intreccio, in un complotto di fantapolitica spicciola: la polizia è corrotta, ricicla il denaro sequestrato per conto di un procuratore che vuole entrare in politica e si fa bella mostra della sua rinnovata città, Edison, prima regno del crimine e ora perfetta e produttiva metropoli.
A complicare ancora di più l’affare è il fatto che non sono i poliziotti comuni ad essere corrotti, bensì un’elite formata da superuomini scelti, la F.R.A.T., squadra speciale tattica di pronto intervento, il cui uomo di ferro è un insolito Dylan McDermott, Lazerov sullo schermo, spietatissimo e pazzoide, unica interpretazione valida di menzione.
Lui non ci va per nulla leggero con il giovane ficcanaso e con chi gli sta intorno, nel tentativo di insabbiare le prove, ma Pollack ha due angeli custodi, due personaggi del calibro di Morgan Freeman e Kevin Spacey. Il primo è il suo direttore, ex premio Pulitzer che ha sadomasticamente e inspiegabilmente deciso di ritirarsi a dirigere un piccolo e insignificante giornale, il secondo è il poliziotto ligio al dovere, puro e intoccabile, che compare dal nulla sempre nel posto giusto al momento giusto e addirittura con la frase giusta. La loro partecipazione effettiva è marginale, di secondo piano, come se i due attori non si siano voluti immischiare troppo nella faccenda.
A chiudere il quadro c’è l’uomo d’azione, LL Cool J, membro novello della F.R.A.T., dal cuore in fondo puro, che decide di opporsi alle ingiustizie e aiutare Pollack a far crollare il sistema corrotto. Un finale sparatutto quasi paradossale chiude la vicenda nella maniera tipicamente americana, molto sangue, molte pallottole, qualche esplosione e l’eroe solo contro tutti che sembra ferito a morte ma poi...
Dei cattivi rimane solo il procuratore, la mente occulta, come a dire: i veri mostri sono quelli dietro le scrivanie, quelli che muovono i fili, e sopravvivono sempre.
In conclusione è come se mancasse qualcosa, originalità a parte, alle sequenze del film che a tratti risultano forzate. Non pessima comunque la prova dei due cantanti, anche se non spiccano per le loro doti ma solo per la faccia giusta per il ruolo assegnatoli.
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