David J. Burke, conosciuto ad Hollywood come sceneggiatore, ci regala la sua opera prima, una storia di poliziotti corrotti e impavidi reporter, una storia di buoni e cattivi, sulla falsa riga di molte produzioni americane, pallido film d’azione pieno di cliché che coinvolge nel suo cast alcuni grandi nomi.
Joshua Pollack è un giovane giornalista di un settimanale locale che incappa, grazie al suo fiuto madornale o alla semplicità dell’intreccio, in un complotto di fantapolitica spicciola: la polizia è corrotta, ricicla il denaro sequestrato per conto di un procuratore che vuole entrare in politica e si fa bella mostra della sua rinnovata città, Edison, prima regno del crimine e ora perfetta e produttiva metropoli.
A complicare ancora di più l’affare è il fatto che non sono i poliziotti comuni ad essere corrotti, bensì un’elite formata da superuomini scelti, la F.R.A.T., squadra speciale tattica di pronto intervento, il cui uomo di ferro è un insolito Dylan McDermott, Lazerov sullo schermo, spietatissimo e pazzoide, unica interpretazione valida di menzione.
Lui non ci va per nulla leggero con il giovane ficcanaso e con chi gli sta intorno, nel tentativo di insabbiare le prove, ma Pollack ha due angeli custodi, due personaggi del calibro di Morgan Freeman e Kevin Spacey. Il primo è il suo direttore, ex premio Pulitzer che ha sadomasticamente e inspiegabilmente deciso di ritirarsi a dirigere un piccolo e insignificante giornale, il secondo è il poliziotto ligio al dovere, puro e intoccabile, che compare dal nulla sempre nel posto giusto al momento giusto e addirittura con la frase giusta. La loro partecipazione effettiva è marginale, di secondo piano, come se i due attori non si siano voluti immischiare troppo nella faccenda.
A chiudere il quadro c’è l’uomo d’azione, LL Cool J, membro novello della F.R.A.T., dal cuore in fondo puro, che decide di opporsi alle ingiustizie e aiutare Pollack a far crollare il sistema corrotto. Un finale sparatutto quasi paradossale chiude la vicenda nella maniera tipicamente americana, molto sangue, molte pallottole, qualche esplosione e l’eroe solo contro tutti che sembra ferito a morte ma poi...
Dei cattivi rimane solo il procuratore, la mente occulta, come a dire: i veri mostri sono quelli dietro le scrivanie, quelli che muovono i fili, e sopravvivono sempre.
In conclusione è come se mancasse qualcosa, originalità a parte, alle sequenze del film che a tratti risultano forzate. Non pessima comunque la prova dei due cantanti, anche se non spiccano per le loro doti ma solo per la faccia giusta per il ruolo assegnatoli. |