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"A Simple Life" è la storia di Tao, che ha lavorato per sessant’anni come “Amah” (domestica) per la famiglia Lee e che ora si prende cura di Roger, l’unico membro della famiglia che vive ancora ad Hong Kong. Quando l’anziana donna viene colpita da un malore, Roger si occupa di lei come fosse una madre. |
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Lavorare per sessant’anni come domestica in una famiglia, rinunciando a costruirsene una propria, comporta inevitabilmente l’identificazione di quella famiglia come la propria. Ann Hui ci mostra attraverso questo delicato film, la gratitudine, il rispetto e l’amore di uno dei figli della famiglia servita dall’amah ora anziana e malata, verso la sua domestica, tata, cuoca, confidente e forse un po’ anche madre. |
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REGIA - FOTOGRAFIA - IMPEGNO - POETICITÀ | |
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SCENEGGIATURA - RITMO | |
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Commenti del pubblico |
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Ultimi commenti e voti |
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7,5
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Commuove senza essere melodrammatico questo racconto semplice degli affetti. Due i temi toccati: la vecchiaia e la solitudine, due temi che nel mondo occidentale sono praticamente tabù, non solo rimossi dal cinema ma più in generale dalla cultura di massa. Eppure l'Italia, per esempio, è uno dei paesi più longevi al mondo e di conseguenza vecchi. Ma non è affatto normale che si parli da noi di terza età come in questo delicato ritratto del tramonto di una vita, nella frenetica hong kong qui praticamente resa invisibile soprattutto da una fotografia abbagliante.
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7
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Ann Hui ha molto da insegnare al mondo occidentale che ha da tempo relegato la figura dell'anziano a un ruolo marginale nella società attiva.Qui, con delicatezza viene tratteggiato nella figura di Roger un rispetto e un affetto autentico nei confronti di colei che per tutta la vita ha profuso la sua dedizione e il suo impegno nell'accudirlo, nel vivere per lui. Forse il ritmo è un pò lento, lo ammetto, ma la modulazione dei tempi del film è mutuata su quelli dilatati della senescenza e, perciò, nelle intenzioni del regista non avrebbe potuto essere diversa.
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7
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sul mondo degli anziani e delle case di riposo difficilmente si desidera posare lo sguardo, almeno qui da noi, ma ecco che farlo diventa non solo possibile ma anche bello se lo sguardo è quello dell'affetto vero. non l'affetto edulcorato, stereotipato e appiattito del buonista, cioè, ma quello di una persona vera che vuole bene a un'altra persona vera. la vecchietta, zitta zitta, è molto simpatica, e mi hanno colpito di più lei e i suoi coinquilini che non il suo rapporto col protagonista. delicato, istruttivo e affatto noioso, forse gli manca qualcosa che però non sono riuscita a individuare, o forse no. e non smetto di stupirmi di quanto possano dirci di noi registi che, per via del gappone culturale che ci separa, non dovrebbero neanche parlare la nostra lingua.
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7,5
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7,5
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Un film sui sentimenti, la storia di una vita semplice, un ritmo affascinante, non lento ma delicato. Difficile in occidente fare un film così, senza vergogne per le proprie fragilità e infatti è la storia della domestica del produttore del film. Un film da vedere per lavarsi il cuore, per ricordarsi della semplicità e della bellezza che si annidano dove non sono annunciate.
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La delicatezza di questo film è cosa rara...ma anche la sua lentezza e la sua totale assenza di ritmo. Consigliato solo se si è riposatissimi :-)
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