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Continua la saga di "Amici Miei", ma le avventure della compagnia di toscanacci si spostano questa volta nella Firenze della fine del ‘400, alla corte di Lorenzo De’ Medici.
Duccio, Cecco, Jacopo, Manfredo e Filippo sono protagonisti di scherzi e vicende vissute nell’intento di prolungare lo stato felice della giovinezza e fuggire dalle responsabilità della vita adulta. Neanche la peste li fa desistere dalle loro zingarate. Anzi quella drammatica situazione pare la più fertile per agire liberi ed indisturbati e dare seguito ai loro scherzi... |
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Parenti: "Il film era un mio sogno nel cassetto, un atto d'amore verso i precedenti Amici miei". De Sica: "Cinecittà per l'occasione ha rivissuto i suoi antichi fasti". Placido: "I protagonisti non necessariamente devono essere fiorentini". Hendel: "I primi due capitoli - parole di Monicelli - non erano un capolavoro, ma la storia funzionava e si rideva".
Tutto giusto, per carità, ma qui la storia non funziona e non fa ridere. |
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SCENOGRAFIA - COSTUMI | |
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FOTOGRAFIA | |
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REGIA - SCENEGGIATURA - HUMOUR |
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Commenti del pubblico |
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