Lo scandalo Enron, “la più grande truffa del secolo”, è affrontato da Alex Gibney con la coscienza di chi sa di non dover impietosire né scandalizzare, ma realizzare nel miglior modo possibile quello che è un atto dovuto. Un atto dovuto prima di tutto nei confronti di chi ha perso i suoi soldi mentre i dirigenti intascavano liquidazioni per centinaia di milioni (si parla di dollari, of course), ma anche verso un paese che ha subito un forte colpo all’economia, che si ripercuote inevitabilmente nel resto del mondo. Un atto dovuto, infine, nei confronti di chi ha voluto George W. alla Casa Bianca, e preferisce voltarsi dall’altra parte ogni volta che spunta il suo nome dietro un disastro. Farà così anche questa volta, probabilmente.
Ad un inizio da thriller, Gibney fa seguire una lucida ricostruzione dei fatti, raccontando passo per passo l’ascesa della Enron ed i crimini che l’hanno permessa, facendo emergere un sistema marcio nel quale gente del calibro di Jeffrey Skilling, Kenneth Lay ed Andrew Fastow, con l’aiuto di banche e di presunti revisori (chi controllerà i controllori? In seguito allo scandalo Enron anche l’Arthur Andersen ha dichiarato bancarotta), è riuscita a creare questa ‘economia della truffa’.
Decine di migliaia le persone che si sono ritrovate non solo senza un lavoro, ma senza il fondo pensionistico che avevano alimentato per anni, senza i risparmi. Questo film non le risarcisce, ma almeno dà molte risposte, anche quelle scomode. Sarà per questo che in Italia non è stato tradotto, e i tutta Roma è uscito in un solo cinema.
La Enron è collassata in soli 24 giorni: nel momento di massimo potere, la sua pubblicità era semplice e diretta: “Enron. Ask why”.
Why? |