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Recensione: Dov'è la casa del mio amico?

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Dov'è la casa del mio amico?
titolo originale Khaneh-ye doost Kojast?
nazione Iran
anno 1987
regia Abbas Kiarostami
genere Commedia
durata 85 min.
distribuzione Mikado Film
cast A. Poor (Mohamed) • B. Poor (Ahmad)
sceneggiatura A. Kiarostami
musiche J. MirshekariB. MoavenianA. Shahverdi
fotografia F. Saba
media voti redazione
Dov'è la casa del mio amico? Trama del film
Ahmad frequenta la scuola elementare in Iran. Un giorno, tornato a casa dalle lezioni, si accorge di aver preso per sbaglio il quaderno di Mohamed, il suo compagno di banco. Per evitare all'amico un ingiusto castigo, Ahmad decide di riportargli il quaderno. Mohamed, però, vive in un altro villaggio e Ahmad non conosce la strada. Le ricerche sono lunghe e faticose e l'angoscia di sentirsi colpevole sempre più acuta. Ormai sta calando la notte quando, finalmente, un vecchio verrà in suo aiuto.
Recensione “Dov'è la casa del mio amico?”
a cura di Andrea Olivieri  (voto: 6,5)
Nel 1987 Kiarostami gira il primo lungometraggio che esce dai confini nazionali dell'Iran. Il film partecipa ad alcuni concorsi cinematografici di Locarno.
Benché sia completamente sconosciuto, il cineasta persiano vince il Pardo di bronzo nel 1989 e altri premi minori.
Il film segna il punto di svolta nella sua carriera, in patria e all'estero.
In Iran la pellicola riscuote un enorme successo di pubblico tanto da essere uno dei film più visti negli anni ottanta; fuori dai confini nazionali, la vittoria a Locarno fa si che il suo nome compaia, per la prima volta, in tutte le riviste specializzate.
Il soggetto del film si ispira a una poesia del poeta iraniano Sohrab Sepehri, uno degli esponenti più importanti della letteratura contemporanea persiana.
Il film racconta il viaggio di un ragazzo, Ahmad, alla ricerca del compagno di classe a cui ha inavvertitamente sottratto il quaderno di scuola. Ahmad non conosce però l'indirizzo esatto dell'amico ed è costretto a vagare, senza sapere bene dove andare, in un paesino che non conosce.
Per la prima volta Kiarostami non ricava il soggetto da una propria esperienza personale, come aveva fatto invece per i suoi primi cortometraggi negli anni '70/'80, né da un fatto realmente accaduto, né da una commissione da parte del Kanun, l'istituto per cui lavora. Il cineasta filma partendo da una creazione artistica già costituita, da una poetica definita.
Le immagini presenti tra i versi di Sepehri non sono riprodotte alla lettera, anzi gli elementi narrativi delle due opere sono diversi.
Se nella lirica i protagonisti sono un cavaliere e un passante, nella pellicola i personaggi principali sono due bambini. Nonostante le due opere non raccontino gli stessi fatti, alcune immagini, comuni ad entrambi, instaurano determinate analogie che servono da elementi di fusione. Ne viene fuori un composto di testo e visione, di poesia e prosa.
Il villaggio di Poshtè rappresenta la meta del viaggio, la dimora dell'Amico. L'amico esprime i valori dell'uomo che il cinema di Kiarostami cerca in ogni momento di raffigurare e mettere in discussione. Stiamo parlando dell'amicizia, ma anche della libertà, della crescita, del sogno, della favola, del viaggio, del dubbio, della certezza, della serenità, della giustizia e di molti altri ideali.
Kiarostami raggiunge il suo intento, portando lo spettatore su un altro livello di significazione. Lo conduce, durante il viaggio, all'interno del testo poetico di Sepehri, lo accompagna verso un nuovo punto di vista e una nuova sensibilità. L'attenzione di chi guarda si allontana dal contenuto materiale per raggiungere le realtà di nuovi universi.
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