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Georges, intellettuale borghese che conduce un programma televisivo di letteratura, è un felice padre di famiglia. Le sicurezze della sua esistenza protetta si incrinano quando comincia a ricevere strani messaggi, impossibili da codificare: videocassette con immagini sue e dei suoi familiari ripresi di nascosto dalla strada, inquietanti disegni infantili e violenti... |
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Siamo a Parigi, ai giorni nostri. Un quartiere tranquillo e una bella casa per una coppia di intellettuali benestanti con figlio adolescente. Georges Laurent conduce in tv con successo una trasmissione culturale sui libri e gli scrittori; Anne lavora in una casa editrice e ha a disposizione “il tempo”. Una coppia in cui non mancano buoni amici con cui organizzare serate all'insegna della chiacchiera 'intelligente', circondati da borghesi pareti rivestite di libri
Diretto e sceneggiato dall’austriaco Michael Haneke, questo film, Palma d'Oro alla regia a Cannes 2005, d'ambientazione e cast francese, ha la caratteristica del cinema del Nord Europa; i suoi temi più radicati, come quello della colpa, vera o presunta.
Haneke usa una tecnica rigorosa prosciugando ogni sentimento per gettare uno sguardo oggettivo oltre una facciata all'apparenza rispettabile. L'occhio, nella videocamera che registra, è nello stesso tempo quello del regista, del misterioso persecutore, della coppia che vede la registrazione, ma anche dello stesso spettatore, coinvolto e risucchiato nelle lunghe e monotone riprese, in attesa di una svolta, di un cambio di prospettiva e di un chiarimento. L'occhio è di tutti e di nessuno: disturbante ma inessenziale.
La colpa di Georges è una colpa grave ma infantile, dettata dalla gelosia e dall'astio, dalla paura del diverso e di una condivisione di affetti vissuta nel senso di privazione. Perde la memoria, l'occultamento della colpa, la sua rimozione per il quieto vivere, per un'agiatezza borghese ignara, magari confortata dalla cultura, tanto più fasulla quanto prescinde dal passato con cui sempre ci si confronta.
In fondo anche questa recensione sta diventando borghese, fredda, consumata dal mestiere e da parole, così come il film, bellissimo e a sangue freddo. Nonostante le assolate giornate parigine, la luce che entra a fiotti dalle finestre e illumina con crudezza i volti e gli ambienti, Caché dà una sensazione notturna: è il buio dell'anima e di chi si trova a convivere con un rimorso senza fine, forse proprio perché inesistente. |
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Commenti del pubblico |
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Ultimi commenti e voti |
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5
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A tratti noioso ed incompiuto.
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7
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Un Haneke rigoroso, tanto da fra venire in mente l'immagine allo specchio di Bergman, mette in scena un thriller delle attese. Ci si aspetta che da un momento all'altro qualcosa esploda e la violenza abbia il sopravvento sulla normalita' di una famiglia borghese e dell'incedere monotono del quotidiano. Ma non c'e' niente da nascondere, nessun segreto inconfessabile, nessun casus belli che giustifichi null'altro che uno straniante senso di colpa che si intravede negli sguardi gelidi di Auteuil e nelle crisi di nervi di Binoche...un normale incedere figlio dell'infelicita' di chi vive una vita normale e borghese. Un film rigoroso appunto forse troppo, che a volte scade nella monotonia e delude le attese.
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7,5
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la violenza e la visione, un tema antico quanto moderno, l'immagine e lo sguardo: un fim notevole. c'è sempre qualcosa di compiaciuto in Haneke, a volte di ideologico, il suo cinema è comunque una cosa viva. la scena del kamikaze è formidabile.
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6,5
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8
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5
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7
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Nel film intravedo un forte -sebbene sottile- tocco metacinematografico... E' come se il voyeurismo diventasse cinema.. Un cinema oscuro e inquietante.. Credo che la scelta dell'assenza di una colonna sonora a seguire il film faccia parte del significato che il regista vuole dare al film: la vita quotidiana, oggettiva, routinaria, a tratti banale, può nascondere un senso di celato terrore imminente, pronto a colpire. Per quanto riguarda il finale.. Ad essere sincero, appena finito il film, ho sentito tutto il peso della rottura del "patto" tra autore e suo pubblico, sempre in cerca di una verità, di un senso, di una risposta.. La verità è che questo film non vuole dare risposte, ma lasciar trapelare, sulla pelle dello spettatore, il valore più intrinseco della pellicola.
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5
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Premesso che non sono un "esperto" ma solo un appassionato di cinema, ho apprezzato questo film sia per la bravura degli interpreti che per la diffusa sensazione di angoscia che cresce, ma che alla fine non si risolve...tuttavia la scelta, a mio avviso presuntuosa, di escludere ogni minima forma di contributo musicale ha influito sul mio voto finale. Non lo rivedro'.
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7
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è un film non facile da apprezzare. in italia penso che l'abbia visto pochissima gente. i punti di forza sono le interpretazioni convincenti e il tocco con cui è rappresentato il rapporto sempre più difficile tra i due protagonisti. un pò troppo lungo.
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News sul film “Niente da nascondere - Caché” |
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