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Recensione: Terra madre

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Terra madre
titolo originale Terra madre
nazione Italia
anno 2009
regia Ermanno Olmi
genere Documentario
durata 78 min.
distribuzione Bim Distribuzione
cast V. ShivaA. BucciM. RizzoneP. PoggioC. PetriniM. GelatiA. Vescovi
sceneggiatura E. OlmiF. PiavoliM. PiavoliC. Petrini
fotografia F. Olmi
montaggio P. Cottignola
uscita nelle sale 8 Maggio 2009
media voti redazione
Terra madre Trama del film
Con "Terra madre" Ermanno Olmi propone il proprio punto di vista sul grande tema del cibo e sulle implicazioni economiche, ecologiche, sociali a esso correlate.
Recensione “Terra madre”
a cura di Glauco Almonte  (voto: 6)
Un paio d’anni fa, in occasione dell’uscita di “Centochiodi”, Ermanno Olmi lo ha definito il suo ultimo film; “come Tolstoj a un certo punto si deve dire basta”, e come Tolstoj avrebbe fatto meglio a fermarsi alla penultima. Olmi però non ripone la macchina da presa, chiude semplicemente con i film a soggetto e ritorna alla sua prima grande passione, il documentario.
Ricevuto da poco il Leone d’oro alla carriera, Olmi presenta “Terra madre” al Festival di Berlino; non è un film destinato a riempire le sale, ma all’interno di manifestazioni specifiche si nobilita (e le nobilita), destando interesse su quello che a Olmi maggiormente interessa, il contenuto della sua opera. Sintomatico il passaggio allo “Slow Food on Film”, festival incentrato sui problemi economici, sociali e ambientali connessi al settore agro-alimentare; il documentario di Olmi inizia proprio con il grande raduno mondiale tenutosi a Torino nel 2006, denominato per l’appunto “Terra madre”: oltre 7000 tra contadini e pescatori da ogni parte del mondo convergono a Torino per scambiarsi idee, tecniche, esperienze, soluzioni. Il discorso si allarga poi alla Banca Mondiale dei Semi inaugurata nel 2008 alle isole Svalbard, a un contadino veneto che per oltre quarant’anni ha vissuto all’interno della sua proprietà senza forme di energia né contatti con l’esterno, a una fattoria indiana dove da generazioni custodiscono i semi delle loro coltivazioni, per cambiare infine registro e lanciarsi in un’elegia della terra e dell’uomo che la rispetta e che se ne prende cura.
Olmi apre con una citazione da Virgilio e chiude con un’immersione anima e corpo nella natura; nel mezzo lancia qualche input, il più interessante dei quali è proprio il raduno biennale di Torino. Della forma si cura fino ad un certo punto, anche perché il materiale girato non è omogeneo (le riprese all’interno della Banca Mondiale dei Semi non sono della sua troupe) e si alternano addirittura formati diversi, il discorso manca di un uso ritmo interno e rimane un semplice collage. Ogni parte di questo discorso potrebbe essere un ottimo cortometraggio documentario a sé stante, e riscuotere interesse e approvazione; tutto insieme perde di godibilità, ma rimane intatta la portata sociale di un’opera in parte divulgativa, in parte di puro amore.
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