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Tsuda è un brillante agente assicurativo di Tokyo e vive con la fidanzata Hizuru. Un giorno intravede a un incontro di pugilato Takuji, un vecchio amico di liceo, ora pugile professionista e fa di tutto per evitarlo. Tornato al lavoro, si ritrova davanti il vecchio compagno e resta colpito dalla familiarità che questi mostra di avere con la sua fidanzata. Ben presto i rapporti tra i personaggi precipitano. |
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Pochi film come "Tokyo Fist" agiscono sul gioco primitivo e illusorio del cinema; una reale volontà di mostrarci la 'diffidenza' del vedere, di porci di fronte alla nostra cecità che il cinema esalta proprio nell’accumulo di immagini: il passo uno (visione/accumulo) 'infinito' e contemporaneamente flagrante gioco illusorio, che si rapporta all’immagine attraverso i meccanismi di ripetizione e lo scarto abissale che passa tra un’immagine e l’altra. Un cyber nei film di Tsukamoto, che gioca con meccanismi primitivi della macchina da presa ad ogni singolo frame, con la 'paura e desiderio' che proviamo davanti al mutare delll’immagine. La mutazione è già avvenuta, e fissata. Non ci resta che assistere, oppure uscire dall’immagine e indagare il fuori-campo, il mostro mutante che per Tsukamoto contiene noi e il ferro, i mostri e i nostri fantasmi... |
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