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Era complesso riportare in immagini la sobrietà stilistica e l'armonia del magnifico racconto di Tabucchi, che molto fu debitore di Samarago. Ma il film, in una regale Lisbona, è una limpida trasposizione dello scritto (pubblicato solo pochi mesi prima). E riesce in modo abbastanza soddisfacente a narrare la gloriosa trasformazione in eroe di Pereira, la cui bonomia è rappresentata da un monumentale Mastroianni, in una delle sue ultimissime apparizioni. Pereira ha spodestato l'io egemone cinico e indolente, e ha poi pescato il più straordinario nella vasta confederazione di anime che lo componevano. Da emulare, dunque.
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