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Quando Irena Mirkovic accetta di collaborare con don Iridio per la messa in scena in un istituto penitenziario di una paradossale "Passione Pasquale" non sa che quell'esperienza le cambierà la vita. Non solo perché l'incontro con il direttore del carcere Libero Tarsitano la spingerà a chiudere definitivamente la relazione con il suo fidanzato-attore Cristiano, ma perché presto si troverà di fronte a un problema insolubile.
Dopo aver conquistato la fiducia dei detenuti, Irena si rende conto che dentro nessuno è intenzionato a fare la parte di Giuda, per motivi che in un carcere sono chiari a tutti. Nonostante le sue insistenze, i ragazzi restano fermi nel loro rifiuto e inoltre c'è anche chi rema contro lo spettacolo: suor Bonaria, una religiosa inflessibile ma dotata anche di spirito molto pratico.
La situazione si sblocca quando Irena ha un'illuminazione: se Giuda non si trova, perché non pensare alla storia di Gesù in un altro modo? |
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E’ tutto merito di Davide Ferrario se “Tutta colpa di Giuda” risulta essere uno dei migliori prodotti italiani dell’anno; il regista lombardo, torinese di fatto, porta con il suo modo di fare cinema una ventata di novità nel panorama del cinema indipendente, che sarebbe di nicchia ma, quando ben fatto, riesce sempre più spesso a trovare visibilità (in questo caso un ringraziamento enorme va alla Warner Bros che ha creduto ad un progetto appena abbozzato, comprando i diritti di distribuzione del film quando esistevano soltanto poche pagine che difficilmente verrebbero chiamate “sceneggiatura”).
Ferrario, già autore degli apprezzati “Dopo mezzanotte” e “La strada di Levi”, prende spunto dalla propria esperienza a contatto con i carcerati e decide di mostrarli infrangendo i molti cliché che si portano dietro, illustrando finalmente un carcere del 2009 e non un modello ottocentesco. Lungi dal volersi vincolare ad una sceneggiatura rigida (una prigionia per il regista) butta giù poco più di una traccia, lasciando la parte preponderante del lavoro ai due successivi momenti dell’azione e del montaggio. Gli attori senza dubbio si giovano di questa catena allentata, dimostrandosi bravi (e non tutti avevano grandi credenziali, per non parlare dei non-attori, ovvero i carcerati) nell’interpretare un personaggio invece che nel recitare un copione; l’amichevole partecipazione di Luciana Littizzetto serve più al lancio pubblicitario che al film stesso, mentre la scelta di musicisti in alcuni ruoli è buona e permette a questa “commedia con musica” di passare con disinvoltura attraverso i momenti musicali.
All’interno di una costruzione come già detto innovativa, Ferrario affronta un importante discorso sulla spiritualità, le opportunità e le limitazioni della vita così come quelle della religione. Che sia tutta colpa di Giuda, ovvero dell’infame che tradisce, è solo la facciata esteriore di una riflessione che non punta sulla metafora della prigionia, ma la prende come spunto per andare più in profondità; e tutto questo senza che ci sia un punto d’arrivo predeterminato, una tesi da sostenere o dimostrare. “Tutta colpa di Giuda” è un’opera che non si fossilizza sull’applicazione schematica di un genere, né vede il cinema come assuefazione dello spettatore ad un prodotto già testato. Coraggio e intelligenza, servirebbero più spesso. |
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Davide Ferrario vorrebbe girare un film sulla danza (14 Novembre 2013)
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Codice a sbarre: cinema carcerario in rassegna all'Alphaville (15 Febbraio 2011)
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Uscirà il 10 Aprile il nuovo film di Ferrario ( 2 Aprile 2009)
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