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Valérie è una donna francese, una donna d'affari, una signora bella e sensuale e, soprattutto, sessuale: è ninfomane. Ama anche scrivere e lo fa in un diario personale, dove custodisce le sue più intime confessioni. "Questa sono io. Amo scrivere. Ogni giorni scrivo sul mio diario. Il sesso è l’altra mia passione". La cronaca delle avventure sessuali di una ragazza francese della classe media, la sua caduta verso la prostituzione e la sua finale e definitiva redenzione. |
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“La prostituzione è come il matrimonio, in fondo è come se diventassi proprietà di una persona”.
Diario di una ninfomane, liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Valérie Tasso, vuole essere una provocazione, un film su un argomento che sicuramente non lascia indifferenti. Parola di pressbook. In effetti l’ultimo film di Christian Molina aveva fatto parlare di sé prima ancora di uscire nelle sale, ma purtroppo l’unica paura che un titolo del genere suggeriva si è poi avverata come gli scettici temevano, ovvero trovarsi di fronte ad un’opera tutto fumo e niente arrosto. Porre l’accento su tutti gli aspetti extra-cinematografici che hanno interessato il film è legittimo, del resto è uno dei traguardi che si prefigge il romanzo da cui è stato tratto, però è triste e fastidioso constatare come, specie in Italia, ci si concentri più a censurare l’immagine della locandina (praticamente una foto modello 'Intimissimi' con l’aggiunta di un pizzico di autoerotismo) che non sul messaggio del film. Più che condivisibile, ma rappresentato in maniera francamente deludente. Invece di una legittima rivendicazione dell’erotismo, come valore e non come peccato, il film tende ad essere un melodramma esistenziale che trasforma in superficialità l’ovvietà delle tesi da cui parte, vale a dire la “depenalizzazione del sesso”, estrapolato dal Potere e dalla Religione che da secoli lo condannano. “Se il titolo fosse stato Diario di un assassino non ci sarebbero state tante polemiche”, dice la Tasso, eppure il sesso non è una malattia o un problema, mentre l’omicidio lo è. Sacrosanto. La realtà è però che sebbene tanto scandalo sia ingiustificato, è innegabile che lo stesso scandalo susciterà maggiori attenzioni verso questo film più di quanto meriti. Il didascalismo, l’incalzante voce fuori campo, la musica stucchevole, e un montaggio e dei dialoghi che a volte sfiorano il ridicolo, lo rendono un prodotto di qualità scadente, assolutamente prevedibile: si parla di passioni, di pulsioni, eppure non ci si appassiona mai. Un peccato capitale. Resta quindi la sensazione che l’emancipazione femminile abbia perso un’occasione per fare un passo avanti: non è raccontando le dionisiache esperienze sessuali di una giovane e rappresentando un universo maschile fatto di stronzi che si ottiene un (lecito) cambiamento nei costumi di questa società patriarcale che ancora oggi imbriglia le naturali pulsioni sessuali degli esseri umani. |
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Commenti del pubblico |
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C'è anche di peggio, ma qui ci siamo quasi. La morale della storia è: il matrimonio è una prigione perché condanna a subire un uomo violento e possessivo; idem la prostituzione. Solo la sessualità libera consente di vivere. Invero, se si bada al mero dato probabilistico, avere relazioni multiple senza dubbio espone maggiormente al rischio di violenze, specie quando si va con il primo che si incontra. Quindi, sotto il profilo del messaggio, il film è quanto meno improbabile. A ciò si aggiunge che, nel confronto con il Nymphomaniac di Von Trier, qui siamo dinanzi a un Melissa P. in ambiente adulto e persino con il classico finale pseudo-edificante. Pessimo.
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5
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Sceneggiatura, regia e molte interpretazioni piuttosto banali e scadenti... un'occasione persa per molti, visto l'ottimo potenziale di base della storia.
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4,5
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6
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C'è anche di peggio
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News sul film “Valérie - Diario di una ninfomane” |
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La parola 'ninfomane' fa ancora paura (16 Aprile 2009)
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