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Recensione: La mia vita senza me

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La mia vita senza me
titolo originale My Life Without Me
nazione Canada / Spagna
anno 2003
regia Isabel Coixet
genere Drammatico / Sentimentale
durata 106 min.
distribuzione Warner Bros
cast S. Polley (Ann) • S. Speedman (Don) • D. Harry (Madre di Anne) • M. Ruffalo (Lee) • A. Plummer (Laurie)
sceneggiatura I. Coixet
musiche A. De Vilallonga
fotografia J. Larrieu
montaggio L. Robinson
media voti redazione
La mia vita senza me Trama del film
Ann ha ventitre anni, due figlie piccole, un marito che spesso è disoccupato, una madre che odia il mondo e un padre che ha passato gli ultimi dieci anni in prigione. La ragazza vive in una roulotte parcheggiata nel cortile della madre e di notte fa le pulizie nell'università che avrebbe voluto frequentare. Dopo un controllo medico, la sua vita cambia completamente: da quel giorno Ann scopre di amare tutto ciò che la circonda.
Scheda a cura di Riccardo Rizzo










In un certo senso siamo gli unici a sapere il segreto di Ann: accompagnarla verso la morte, e guardarla attraverso i suoi occhi lucidi, pieni di dolore e consapevolezza, è un'impresa difficile. Un film sofferto e gentile.
REGIA - MUSICHE - RITMO - IMPEGNO - POETICITÀ
SCENEGGIATURA - ORIGINALITÀ
---
Recensione “La mia vita senza me”
a cura di Riccardo Rizzo  (voto: 8)
Scoprire che tutta la propria esistenza è stata un sogno/incubo e svegliarsi alla scoperta di un male che pervade il corpo, coincide con quel senso profondo di estraneità e di isolamento esistenziale, che permette di porsi al di sopra della morale comune, al di là del bene e del male.
A ventitrè anni si è troppo giovani per morire e si ha una lista lunga di cose da fare. Con due figli, un marito spesso disoccupato, una roulotte come casa, la gioventù negata è il "prologo" di una disperata resistenza a non lasciarsi omologare in alcun sistema e nella ricerca di conservare, intatta, la propria libertà: è l’amara raffigurazione del percorso umano.
La malattia "espansiva" interferisce e si sovrappone tra il mondo esterno e quello interno, dando un senso a quanto accade. Cinema che si fa identità di genere sulla soggettività femminile: il corpo, l’affettività, l’esclusione, come base di un "io" disperso, pronto a costituirsi e disfarsi.
Isabelle Coixet non incarta la sua storia nelle situazioni emblematiche, nei piccoli particolari d’inconcludente funzionalità. Anziché tradurre un soggetto potenzialmente così macabro in contabilità dei sentimenti, la regista spagnola sceglie una messa in scena tutta in ritegno, largamente venata di malinconia, ma dov’è la vita a vincere sulla morte.
I dettagli, le voglie, le richieste, alludono ad una pseudo interattività: certi eventi, apparentemente consueti ritornano straordinari e unici. Sistemano il tempo sui piani del discorso e non del racconto. Quel tono minimalista sembra trovare un ampio respiro e una convincente ispirazione.
Ann si vede sotto la pioggia, narra i cambiamenti desiderati già in corso e quando ormai lei non c’è più; la morte non sopraggiunge lentamente perchè si è già rivelata agli occhi ignari di chi vive al suo fianco.
Commenti del pubblico







Ultimi commenti e voti
Utente di Base (0 Commenti, 0% gradimento) CitizenKane 9 Novembre 2014 ore 23:31
voto al film:   7,5

Utente di Base (11 Commenti, 70% gradimento) silvia-v 3 Agosto 2014 ore 21:29
voto al film:   7,5

Utente di Base (29 Commenti, 60% gradimento) Ombra 2 Gennaio 2014 ore 23:23
voto al film:   8,5

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