Se durante le feste qualcuno entra in un cinema alla ricerca di una commedia leggera, di stampo natalizio, non può che uscire soddisfatto da “Baby Love”, infelice traduzione dell’originale “Comme les autres”. Il primo lungometraggio di fiction di Vincent Garenq, fino ad oggi regista di documentari, non ha particolari pretese sul piano stilistico: quel che conta è la trama, assecondata da un buon ritmo per tutta l’ora e mezza di durata. Emmanuel vuole un figlio, Philippe no: la coppia scoppia ma è destinata a ricomporsi. A dare speranze a Philippe, il vero protagonista del film (ben interpretato da Lambert Wilson, una spanna sopra gli altri), è Josefina, giovane immigrata argentina irregolare (un plauso al makeup, Pilar López de Ayala appare molto meno artefatta nel film che dal vivo). Staccandosi per un momento dai personaggi, “Baby Love” vuole porre al centro dell’attenzione due temi, quello degli uteri in affitto e quello dei bambini nelle famiglie omosessuali, quest’ultimo di forte attualità dopo la proposta francese di depenalizzazione dell’omosessualità nel mondo e la medievale (o semplicemente interessata) reazione della Chiesa cattolica. L’atmosfera leggera, insieme alla mancanza di cliché, attutisce l’impatto di questo film sul dibattito in atto, riportando il tutto alla più consona realtà di film natalizio.
“Baby Love” è inspiegabilmente l’unica commedia di questo tipo nel panorama delle festività del 2008, e questo dovrebbe rivelarsi il fattore di maggior spinta verso una buona riuscita al botteghino (in Francia è già uscito e sta andando molto bene); rimane un velo di perplessità a confrontare quello che è l’attuale prodotto natalizio della Archibald con quello dell’anno scorso, quando ancora si chiamava Lady Film, “Caramel”: oggi siamo di fronte ad una commedia dallo sviluppo banale, con buone potenzialità tutte inespresse, che scivola via senza asperità e si lascia facilmente dimenticare. |