Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Recensione: Ticket to Jerusalem

Scrivi un Commento COMMENTA Vota il film VOTA Invia questa pagina via e-mail a chi vuoi tu Stampa questa pagina
Ticket to Jerusalem
titolo originale Ticket to Jerusalem
nazione Palestina / Olanda / Francia
anno 2002
regia Rashid Masharawi
genere Drammatico
durata 85 min.
distribuzione Cinecittà Luce
cast G. Abbas (Jaber) • A. Omari (Sana) • I. Farageen (Kamal) • G. Ibrahim (Abu Anan) • R. Ilo (Rabab)
sceneggiatura R. Masharawi
musiche S. Jubran
fotografia B. Koenig
montaggio J. HendriksN. Sanz
media voti redazione
Ticket to Jerusalem Trama del film
Jaber e Sanah, coppia palestinese, trascorre la sua vita in un campo profughi vicino a Ramallah. Lui gira con una sorta di cinema mobile la zona ovest, mentre lei presta servizio come volontaria dei servizi d'emergenza della Red Crescent Society. Un giorno Jaber viene invitato da un'insegnante, Rabab, a proiettare un film nella zona vecchia di Gersulamme. Per far fronte ai rischi, inizia ad esaminare le tante difficoltà per l'eventuale proiezione. Si troverà coinvolto nei problemi della vecchia madre di Rabab.
Recensione “Ticket to Jerusalem”
a cura di Andrea Olivieri  (voto: 7)
"Ticket To Jerusalem" c'introduce nella quotidianità palestinese per mostrarci una lotta realizzata non attraverso le armi, ma affermando il primo e fondante elemento che caratterizza l'esigenza di un popolo senza terra: la conservazione e la rinascita di una cultura, la ricerca di un’identità che vuol dire dignità.
Jabeb e Sanah sono una coppia palestinese che vive in un campo profughi nei pressi di Ramallah.
Sanah è volontaria in un pronto soccorso, Jabeb è un proiezionista che ogni giorno deve superare i check point che lo separano dalle scuole dove proietta vecchi film d'animazione per bambini.
Lunghe e interminabili file di persone si accalcano in quei blocchi dell'esercito israeliano, ed ogni volta ognuno mette la sua giornata nelle mani di uomini che, per una diseguale ragione politica e militare, possono autorizzare o impedire il procedere della loro esistenza.
Jabeb non intende deludere i bambini che lo attendono, e il trasporto del proiettore e dei film si fa sempre più difficile.
Atto "sovversivo" che incide molto più di qualsiasi altro, interferisce nelle coscienze dell'infanzia e s'insinua nei loro atti futuri; significa sostituire ai sassi il lancio della propria memoria storica nel futuro, significa tentare di preparare una generazione ad un agire non motivato dalla disperazione, donargli il loro naturale "territorio" d'infanzia, bambini tra bambini.
Il cinema quale strumento di un processo storico volto alla giustizia e alla fiducia in essa.
Utopia. Ma è proprio l'utopia che rende un uomo libero soprattutto quando non lo è nei fatti.
La storia ci dice che il silenzio di una produzione culturale concorre al precipitare senza freni della follia criminale, la storia ci dice che l'azione culturale documenta l'esistenza di un popolo ancora vivo, una comunità scampata all'inevitabile.
La totale assenza di sopraffazione e reazione sanguinolenta, lasciano trapelare esclusivamente quel tipo di crudeltà che ormai non fa più audience, quella morale.
E tra lo sgranato di una pellicola che ha assorbito senza remore immagini di una normalità del tutto anormale, s’impone la dolorosa sfida tanto ottimista da sorprendere il cinico pessimismo con cui spesso guardiamo le cose.
Inevitabile emozionarsi, perchè laddove si riesce a stimolare le coscienze, la comprensione che ne deriva rende liberi da ogni pregiudizio, affranca da ogni considerazione di distacco critico.
Commenti del pubblico







Ultimi commenti e voti
Il film non è stato ancora commentato.
Ultime Schede