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Un professore universitario si ritrova in casa un ospite inatteso. Viene coinvolto nella vita di una giovane coppia di immigrati che vivono a New York City, col risultato di cadere in un idillio inaspettato. Mentre questi stranieri affrontano le loro vite in un mondo diverso, la loro umanità si fa luce per vie goffe, comiche e drammatiche. |
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L’ospite è inatteso, ma gradito. Eppure tornare dopo qualche anno a New York e scoprire che la propria casa è stata abusivamente affittata a due immigrati clandestini non deve essere il massimo. La pellicola americana gioca però sul contrasto evidente tra la vita grigia di un professore universitario stanco e vedovo e la vivace esistenza di un immigrato siriano, che suona in un gruppo jazz ed è profondamente innamorato della sua compagna. Solo in questo modo si riesce a spiegare l’improbabile amicizia che nasce rapidamente tra i due protagonisti Walter Vale e Tarek Khalil.
Il film, ad ogni modo, ha diversi punti di forza e la semplicità della storia mira a esaltare i gesti eloquenti e le espressioni appena accennate del valente attore Richard Jenkins, nelle vesti di un ineccepibile uomo ‘ordinario’. Di riflesso si parla di solitudine, passione e amore (per la musica, per le donne, per gli altri). C’è però un grande assente: la dignità sociale. La mancanza di una colonna sonora – se si escludono i momenti in cui vengono suonati strumenti musicali – testimonia un vuoto ambientale che dopo l’11 Settembre 2001 sembra diventato ancora più tangibile e insopportabile. I problemi nascono infatti quando Tarek viene fermato dalla polizia e il suo stato di immigrato clandestino lo costringe a percorsi tortuosi e umilianti, che stringono indissolubilmente il suo legame con l’impolverato professore e amico Walter.
“L'ospite inatteso” è un film acuto e si impegna a proporre diversità culturali e comunanze emozionali, col prioritario scopo di difendere i principi della “terra delle opportunità”, mai così in crisi nel rapporto con il mondo ma soprattutto con coloro che l’America la ‘fanno’.
Tom McCarthy, passato da attore ma presente da regista, prova a raccontare il valore della contaminazione interpersonale attraverso un cinema indipendente, civile, intimo ed emozionale. Ci riesce in parte, ma quando i temi sono così delicati e sentiti, il tentativo ha un valore tale che esige curiosità e merita rispetto. |
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News sul film “L'ospite inatteso” |
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Cinema Grauco di Roma: programma di Aprile (18 Marzo 2010)
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Grande attesa per "L'ospite inatteso" ( 4 Dicembre 2008)
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