Nel 1967, in California, un professore di liceo decise – dopo alcune domande sull’obbedienza cieca all’autorità durante il Terzo Reich – di tentare un esperimento con i suoi studenti. Istituì all’interno della sua classe una simulazione di regime di stretta disciplina, limitando le loro libertà ma anche stringendoli assieme intorno a un movimento denominato “La terza onda”. I ragazzi reagirono con grande entusiasmo alla ‘sfida’ e l’esperimento, che doveva inizialmente durare solamente una giornata, fu esteso a tutta la scuola e prolungato nel tempo. Ben presto, però, la situazione sfuggì di mano, i membri del movimento cominciarono a ostracizzare i dissidenti e la violenza iniziò ad accompagnare l’evolversi della ‘simulazione’. Al quinto giorno il professore fu costretto a interrompere l’esperimento.
A differenza di “The experiment”, film tedesco del 2001 che interpretava commercialmente un altro esperimento degli anni ‘70, “L’onda” di Dennis Gansel tenta oggi di rileggere un’esperimento sociologico in chiave moderna e puramente pedagogica. L’opera prende in realtà spunto soprattutto da Die welle, un romanzo di Morton Ruhe che si ispirava all’esperimento del ’67 e si rivolgeva a un pubblico prettamente giovane, tanto da essere considerato obbligatorio in molte scuole tedesche. Dalla sceneggiatura di Peter Thorwarth e dello stesso Gansel, premiata dalla Scuola Holden di Baricco, scaturisce una storia certamente verosimile, che tuttavia forza molto alcuni snodi portanti al fine di rendere il film un vero e proprio avvertimento: l’uomo e la sopraffazione vanno spesso in coppia e pensare che le società di oggi abbiano imparato la lezione storica delle dittature e dei totalitarismi è pericolosamente sbagliato.
Il film funziona anche perché è attento ai dettagli tecnici come il montaggio e il sonoro, che ci avvicinano e introducono al mondo dei ragazzi e ai loro stati d’animo. Il regista inoltre parte dal fondamento che la frammentazione – spesso famigliare – e lo sfrenato individualismo della società moderna rendono molto più efficace l’azione di un’onda aggregatrice che crei entusiasmo e contrasti il nichilismo e l’apatia. D’altra parte, sottintende il film, tutti i giovani, pur nella loro omologazione, cercano disperatamente un nemico e un gruppo di appartenenza, sia esso quello dei dark, dei pariolini/sancarlini, degli emo o delle zecche. La gioventù è il mondo più soggetto ai dogmi, agli estremismi più ottusi e a una presuntuosa intolleranza. “L’onda” rifiuta l’autarchia e strizza l’occhio alla democrazia, suggerendo che il miglior metodo per ‘insegnarla’ ai giovani è quello di riuscire a viverla quotidianamente.
Durante una lezione del prof. Wenger vengono ricordate le cause che possono condurre all’avvento dei totalitarismi: ingiustizie sociali, disoccupazione, inflazione, xenofobia e globalizzazione. Nessun ingrediente sembra mancare all’appello, ma in fondo basta ripetersi che non succederà più, giusto? |
|