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Questo è un libro sulla retorica della critica cinematografica, sui discorsi che la critica produce intorno a se stessa, sui modi in cui funziona tradendo spesso le proprie buone intenzioni. L’autore chiarisce, fin dall’introduzione, come tutte le questioni affrontate nel libro rimandino a due prospettive antitetiche sul ruolo sociale del critico-interprete. Da una parte c’è l’idea che una realtà primaria (il cinema) possa sempre riuscire a legare in modo ben saldo a sé e al proprio destino il sistema interpretativo incaricato istituzionalmente di investigarla. Dall’altra c’è l’affermazione esattamente contraria: ciò che crea un’arte rispettabile è un sistema interpretativo forte e rispettabile. Fare ovviamente un discorso sulla critica significa fare in continuazione i conti con affermazioni riconducibili, in qualche modo, ad una delle due posizioni: la critica come riflesso del testo oppure la critica come reinaugurazione del testo. |
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