Cinema del Silenzio - Rivista di Cinema

Olivier Marchal Revolver Noir: ritorno sulla scena del crimine

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a cura di Andrea Olivieri
Privilegiare l'espressione. Lo sguardo filtrato, mediato attraverso una determinata prospettiva di osservazione; l'uso dell'elemento espressivo da sempre primo fra tutti: l'attore, con la forza e la tentazione della propria fisicità.
La ricercatezza compositiva di una verità emozionale più diretta e immediata, verso un cinema fatto delle stesse esaltazioni, depressioni, contraddizioni delle quali si nutrono i suoi protagonisti. Costruire la vera ossatura della progressione drammatica, rappresentando una delle componenti più interessanti del genere, acquista perciò un significato 'moderno': con i suoi chiaroscuri verdognoli, gli interni crepuscolari alla Melville, ma anche una determinazione quasi feroce nelle scene di azione, Olivier Marchal insegue la strada della tragedia totale ed esemplare.
Il cinema rimane innanzitutto l'arte di 'come' si dice qualcosa; e che il regista facesse del suo itinerario un percorso alla ricerca dello sguardo perduto è del tutto evidente, come quella parentela fra realismo del poliziesco e analisi psicanalitica: il suo cinema si carica progressivamente dei toni mitici di un viaggio iniziatico, alla ricerca di un'identità e, più ancora, di una ragione d'essere e di sopravvivere. Da questi luoghi drammaticamente attuali è costantemente proiettato a ritroso nel tempo, ed obbligato ad un doloroso esame di coscienza. L'arte dell'ultimo Marchal consiste nel coraggio ormai disinibito di esprimere i propri sentimenti, la paura dell'ignoto, la malinconia del tempo trascorso, la tristezza di non aver saputo cogliere l'istante importante. E nel saperla iscrivere in una dimensione formale conscia della propria sapienza, ma non più declamata.
L'uomo del grande cinema noir francese, racconta uno spazio potente e preciso nel tempo iperrealistico del racconto, dal quale si entra e si esce con una libertà totale, sul filo di un movimento della cinepresa di incredibile fluidità, di una variazione cromatica d'infinita sensibilità, di una percezione dell'ambiente che rende l'aneddoto esemplare: il presente ed il passato, la realtà e la fantasia, la cronaca ed il ricordo 'violento' di un proiettile crepuscolare.